SpecialeMusicattiva

Vi ricorco che potete vedere una sintesi di Musicattiva 3 su www.picentini.tv nel canale EVENTI, cliccando su SPECIALE MUSICATTIVA.
Presto saranno disponibili on-line anche altri video della terza edizione dedicata a DeAndrè.

In arrivo le foto di Musicattiva 3



Potete gurdare tutte le foto sul sito www.labortoriocreattivo.it nella sezione Galleria

COMUNICATO STAMPA Musicattiva 3



L’8 agosto in programma la terza edizione dell’evento musicale promosso da Laboratorio CreAttivo



La manifestazione ha ricevuto il patrocinio morale della Fondazione De Andrè

L’omaggio di MusicAttiva a Fabrizio De Andrè

Un dibattito e il concerto de “I passaggi del tempo”. Si comincia alle 21 nell’anfiteatro comunale


MONTECORVINO ROVELLA. Dieci anni. Tanti ne sono trascorsi dalla scomparsa, improvvisa, la mattina dell’11 gennaio, di uno dei più grandi poeti contemporanei. Fabrizio De Andrè, alla soglia dei 60 anni, se ne andava lasciando un vuoto musicale ed un esempio di stile di vita che oggi non è stato ancora colmato.

Tante nel corso di quest’anno, le manifestazioni per celebrare il decennale della sua scomparsa. Concerti, programmi televisivi e radiofonici. Pochi però gli spunti per fare una riflessione “sulla vita e sull’opera” del cantautore genovese che scelse la strada della canzone per raccontare il suo tempo.

Cinquant’anni di musica e poesia. Così l’Associazione Culturale “Laboratorio CreAttivo” che da tre anni porta avanti un progetto di riscoperta dei grandi cantautori italiani scomparsi, ha chiamato la prima parte dell’evento, in programma l’8 agosto, con inizio alle 21, nell’anfiteatro comunale di piazza Seesen/Harz a Montecorvino Rovella.

Un’ora di parole, musica e video, guidati da giornalisti musicali Donato Zoppo e Francesca Grispello, che faranno da preludio al concerto-spettacolo della cover band cilentana “I Passaggi del Tempo” composta da Romolo Carloni, voce solista e chitarra, Gianvincenzo Giudice al basso, Flavio La Camera, tastiere, Angelo Saturno, percussioni e fisarmonica, Massimo Magaldi, batteria, Giovanni Rago, chitarra, Gerardo Bovi, percussioni e sax midi, Alessia Pellegrino, cori e violino) e Giovanna Pellegrino, voce solista e cori.

La band, nata nel 2006, offrirà al pubblico uno spettacolo variegato ripercorrendo la carriera di Fabrizio De Andrè, dalle origini fino agli ultimi successi, con ballate come “La canzone di Marinella” e “Don Rafaè” alle sonorità etniche dell’album “Creusa De Ma”.

L’evento è patrocinato dal Comune di Montecorvino Rovella e promosso dalla webtv Picentini.tv, che dedicherà uno speciale all’evento e dall’emittente radiofonica Radio Alfa.

MUSICATTIVA 1°edizione


Tra gli ospiti il musicista e ricercatore siciliano Antonio Mainenti e la cover band irpino-romana de ISEIOTTAVI . L’appuntamento è per il prossimo 10 agosto presso l’Anfiteatro Comunale. Una manifestazione per riscoprire i grandi cantautori italiani scomparsi. È questo l’obiettivo principale di MusicAttiva promossa dall’Associazione Culturale Laboratorio CreAttivo, neonata associazione di giovani montecorvinesi. La prima edizione di questa manifestazione che, come palesato negli intenti degli organizzatori stessi, possa ripetersi negli anni futuri, sarà dedicata alla memoria del cantautore calabrese Rino Gaetano, scomparso tragicamente in un incidente stradale il 2 giugno 1981. Autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati, Gaetano ha cantato un’ Italia grottesca negli anni della tensione e la cui denuncia sociale, celata dietro l’ironia delle sue filastrocche, resta ancora attualissimo. L’evento, con ingresso libero, si svolgerà nel nuovissimo Anfiteatro Comunale sottostante Piazza Sesen/harz a partire dalle ore 20.30, e sarà suddiviso in tre momenti. Ad aprire la serata, l’intervento del musicista e ricercatore siciliano Antonio MAINENTI che illustrerà la nascita del cantautorato in Italia dal secondo dopoguerra agli anni ’70, anche con inserti musicali eseguiti accompagnandosi con la chitarra . A seguire la proiezione di materiale video sulla figura dell’ artista ed in conclusione l’esibizione dell’ affermata cover-band irpino-romana ISEIOTTAVI che eseguirà dal vivo i brani più significativi del repertorio musicale di Rino Gaetano. La speranza dell’ Associazione - affermano gli organizzatori - è che la manifestazione possa ripetersi annualmente crescendo sempre di più, per celebrare di volta in volta un importante esponente del nostro panorama musicale, con discussioni sulla sua figura e l’ esibizione di band che ne coltivano l’ Arte e la memoria. L’evento è stato realizzato grazie al supporto dell’Amministrazione Comunale di Montecorvino Rovella - Assessorato alla Cultura.

FABRIZIO DE ANDRE'


Fabrizio Cristiano De André nacque a Genova Pegli, in via De Nicolay 12, il 18 febbraio 1940. Leggenda vuole che sul grammofono di casa, per alleviare le doglie della moglie, il professor Giuseppe De André mettesse il Valzer campestre di Gino Marinuzzi, da cui anni dopo Fabrizio avrebbe tratto spunto per uno dei suoi primi brani, Valzer per un amore.

A causa della guerra, che aveva indotto molta gente a sfollare, trascorse i primissimi anni della sua vita nella casa di campagna di Revignano d'Asti, in compagnia della madre (Luisa Amerio), del fratello Mauro e delle due nonne, mentre il padre fu costretto alla macchia per sfuggire ai fascisti che lo braccavano.

Quel breve periodo fu sicuramente uno dei più importanti e formativi per lui: per il tipo di vita che condusse, libero e spensierato, e per alcuni incontri determinanti, come quello col fattore Emilio Fassio, che gli trasmise l'amore per gli animali e per un ambiente che Fabrizio ricercherà per tutta la vita. L'infanzia a Revignano d'Asti e i personaggi che la popolarono - come la piccola Nina Manfieri (cui molti anni dopo dedicherà la canzone Ho visto Nina volare) o i contadini Emilio e Felicina Fassio - rimarranno fonte di rimpianto e di ispirazione fino alla sua ultimissima produzione.

Come ha raccontato la madre, "Fabrizio era felicissimo di correre per i campi, di seguire i contadini nel lavoro, di andare a caccia con loro... Finita la guerra eravamo tutti felici di ritornare in città. Lui era disperato... Aveva cinque anni. Fu una dura sofferenza per lui, abituato com'era a correre libero per i prati... Fin da piccolo non sopportava di veder la gente soffrire. Quando uscivamo insieme, ogni volta che incontravamo un mendicante mi obbligava a fermarmi e a dargli dei soldi" [In queste ultime parole emerge la spontaneità, direi quasi l'innatezza della dimensione solidaristica del futuro anarchico].

Al termine del conflitto, la famiglia ritornò a Genova stabilendosi nella nuova casa di Via Trieste 13 . Nell'ottobre del 1946 Fabrizio fu iscritto alla prima elementare presso l'Istituto delle suore Marcelline, che egli - manifestando fin da allora l'insofferenza agli spazi ristretti e alla disciplina, ma anche una vena ironica che saprà spesso trasformarsi in autoironia - ribattezzò "Porcelline". Vani essendo risultati i tentativi delle monache di indurlo a studiare, i suoi decisero di iscriverlo per l'anno successivo a una scuola statale: Fabrizio iniziò così la seconda elementare alla scuola Armando Diaz, in via Cesare Battisti 5.

Nell'agosto 1948, a Pocol, sopra Cortina, incontrò per la prima volta Paolo Villaggio, allora sedicenne. I due simpatizzarono subito, ma i sette anni di differenza non permisero allora che quella simpatia sfociasse in una vera e propria amicizia. Paolo e Fabrizio si persero così di vista per ritrovarsi solo una decina di anni dopo sulle tavole di un palcoscenico; e da quel momento divennero inseparabili.

Nell'estate del 1950, terminata la quarta elementare, Fabrizio trascorse l'ultima vacanza a Revignano. Il professore aveva infatti deciso di vendere il cascinale e di acquistare un appartamento ad Asti. Fabrizio soffrì moltissimo, perché a quel luogo erano legati i suoi più bei ricordi d'infanzia. Dentro di sé decise che, una volta diventato grande, avrebbe ricomprato il cascinale e comunque non avrebbe abbandonato quei posti che tanto amava. Quel desiderio lo avrebbe accompagnato negli anni a venire e, agli amici che aveva (e che avrebbe avuto) non mancò di confidare il desiderio di un'azienda agricola tutta per sé. Anni dopo realizzerà questo sogno, anche se al di là del suo mare, in Sardegna.

Nell'ottobre del 1951 Fabrizio iniziò le medie alla Giovanni Pascoli, nello stesso complesso scolastico che ospitava le elementari Armando Diaz. Ma, attratto com'era dal gioco e dalla vita di strada, non mostrava interesse allo studio, tanto da rimediare una bocciatura in seconda. Il padre, infuriato, decise allora di affidarlo ai rigidissimi gesuiti della Arecco, ma un deprecabile episodio con un padre "bulicio" (omosessuale) lo indusse poi a fargli terminare le medie nell'Istituto Palazzi", di cui era proprietario.

"Dopo le medie - ha raccontato ancora la madre - si iscrisse al liceo classico Colombo, che frequentò regolarmente fino alla licenza. Nelle materie letterarie andava abbastanza bene, anche se non studiava molto, ma in quelle scientifiche faceva fatica. Comunque non faceva proprio nulla per prendersi un bel voto; gli bastava la sufficienza... La sua passione era sempre la musica. Aveva avuto in regalo una chitarra e non la lasciava mai, neppure quando andava in bagno... Incominciò a scrivere qualche canzone, a cantarla".

Proprio durante gli anni del liceo avvenne un'esperienza determinante per De Andrè: nella primavera del 1956, infatti, suo padre portò dalla Francia due 78 giri di Georges Brassens. Dall'incontro col grande cantautore francese, Fabrizio ricavò stimoli per la lettura di autori anarchici che non abbandonerà più: Bakunin e Malatesta, Kropotkin e Stirner. Inoltre, nel mondo cantato da Brassens, egli ritrovava quei personaggi così umili e veri che vivevano nei caruggi della sua città e che troveranno spazio, comprensione e dignità nelle sue canzoni.

De André si iscrisse anche all'università, ma le sue scelte confermarono la scarsa propensione agli studi "ufficiali": frequentò medicina, poi lettere e infine giurisprudenza, senza laurearsi. Le sue giornate trascorrevano infatti tra musica, letture (Villon e Dostoevskij, sempre Bakunin e Stirner) e, soprattutto, serate in compagnia degli amici Luigi Tenco, Gino Paoli, Paolo Villaggio e altri. Affermerà in seguito, ricordando quel tempo: "Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l'ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l'illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane".

Intanto, nel 1958, aveva composto Nuvole barocche e E fu la notte, brani modesti scritti in collaborazione, che anni dopo Fabrizio definirà come "due peccati di gioventù". E infatti, già nell'estate del '60, scrisse insieme a Clelia Petracchi quella che ha sempre considerato la sua prima vera canzone, La ballata del Miche', che rimane, se non una delle più belle, una delle più note e, in considerazione dei soli vent'anni dell'autore, una delle più significative.

Nel luglio 1962 sposò Enrica Rignon (detta Puny) e il 29 dicembre dello stesso anno nacque il figlio Cristiano. Fabrizio aveva appena ventitue anni, una famiglia e, più che un lavoro, un hobby poco redditizio. Ma una svolta nella sua carriera si verificò nel 1965, allorché Mina interpretò una sua composizione, La canzone di Marinella, che divenne immediatamente un best seller e lo impose all'attenzione generale. "Mi arrivano seicentomila lire in un semestre (per quegli anni una somma davvero considerevole) - dichiarò Fabrizio in un'intervista. - Allora ho preso armi e bagagli, moglie, figlio e suocero e ci siamo trasferiti in Corso Italia, che era un quartiere chic di Genova. Quindi chiusa la storia con la laurea e con tutto il resto. Da quel momento, cominciai a pensare che forse le canzoni m'avrebbero reso di più e, soprattutto, divertito di più".

Sulla spinta di questo successo, nel 1966 vide la luce l'LP d'esordio: Tutto Fabrizio De André, contenente alcuni dei migliori brani scritti fino a quel momento, tra cui La canzone di Marinella, La guerra di Piero, Il testamento, La ballata del Miché, La canzone dell'amore perduto, La città vecchia, Carlo Martello.

Al 33 giri fece seguito nel 1967 Volume I, in cui spiccano Via del Campo, Bocca di rosa e Preghiera in gennaio: le prime due dedicate, con profondo senso di solidarietà e comprensione, a due figure di prostitute; la terza composta in occasione e a ricordo della tragica morte dell'amico Luigi Tenco, suicidatosi il 27 gennaio a Sanremo.

Con questo album si aprì la stagione più prolifica della carriera di De André; a breve distanza uno dall'altro uscirono infatti: Tutti morimmo a stento (1968), Volume III (1968), La buona novella (1970), Non al denaro non all'amore né al cielo (1971), Storia di un impiegato (1973), Canzoni (1974) e Volume VIII (1975).

Nel 1975 De André, che aveva sempre rifiutato il faccia a faccia col pubblico, esordì dal vivo nel locale simbolo della Versilia, "La Bussola". Nonostante i suoi timori (sembra che all'ultimo momento non volesse più salire sul palco), il concerto fu un vero e proprio successo.

Coi soldi guadagnati acquistò un'azienda agricola nelle vicinanze di Tempio Pausania, in Sardegna. E nel 1977, dall'unione con Dori Ghezzi (la cantante milanese alla quale si era legato dal 1974, dopo la separazione dalla prima moglie), nacque Luisa Vittoria, detta Luvi. Subito dopo uscirono gli album Rimini (album) (1978), scritto in collaborazione con Massimo Bubola, e In concerto con la PFM (1979).

La sera del 27 agosto 1979 Dori e Fabrizio furono sequestrati e rimasero prigionieri dell'Anonima per quattro mesi. La drammatica esperienza non cancellò tuttavia l'amore di Fabrizio per la sua terra d'adozione; tant'è vero che non vi è traccia di rancore nelle dichiarazioni da lui rilasciate dopo la liberazione: "I rapitori - disse - erano gentilissimi, quasi materni... Ricordo che uno di loro una sera aveva bevuto un po' di grappa di troppo e si lasciò andare fino a dire che non godeva certo della nostra situazione".

Il 29 ottobre 1980, all'età di sessant'anni, moriva l'amato Brassens, ucciso da un tumore. De André ebbe a dire un anno dopo, durante un'intervista concessa al quotidiano "La Stampa": "Pur avendone avuto la possibilità, non ho mai voluto conoscerlo personalmente, per evitare che diventasse una persona e magari scoprirlo anche antipatico. Per me è stato un mito, una guida, un esempio; è grazie a lui che mi sono avvicinato all'anarchismo. Egli rappresentava il superamento dei valori piccolo-borghesi e insegnò anche ai borghesi certe forme di rispetto ai quali non erano abituati. I suoi testi si possono leggere anche senza la musica. Per me è come leggere Socrate: ti insegna come comportarsi o, al minimo, come non comportarsi".

Dopo un periodo di riposo, il cantautore tornò all'attività con un album, Fabrizio De André (Indiano) (detto così per via del disegno di copertina), che contiene un brano, Hotel Supramonte, che è la rievocazione dei traumi e delle incertezze patiti durante il rapimento.

Nel 1984 uscì Creuza de mä (album), da molti critici considerato il suo capolavoro. Il disco, che gli valse numerosi premi e riconoscimenti e che venne presentato al pubblico nel corso di una memorabile tournée col figlio Cristiano e con Mauro Pagani (della PFM), evoca suoni, profumi, voci, odori e sapori di tutto il Mediterraneo, ma è soprattutto - come lo ha definito Luigi Viva - "un canto d'amore a Genova".

L'anno successivo Fabrizio fu colpito da un grave lutto: all'età di 72 anni moriva infatti suo padre, uomo influente e assai noto a Genova. In un'intervista all'amico Cesare G. Romana dirà: "Il problema non è che gli volevo bene, perché questo non finisce. Il problema è che lui ne voleva a me".
Pochi anni dopo, nell'estate del 1989, morì il fratello Mauro, colpito da aneurisma. Aveva appena 54 anni, e Fabrizio fu naturalmente scosso dalla terribile notizia: "Alla morte di mio padre, almeno, eravamo preparati: era anziano. Ma Mauro...".

Ci furono, però, anche momenti lieti, come il matrimonio con Dori Ghezzi, celebrato nel dicembre del 1989 dopo quindici anni di convivenza; e ci fu anche il matrimonio di Cristiano.

Nel 1990, dopo sei anni di silenzio, uscì il nuovo album Le nuvole (album), sicuramente il disco più apertamente politico di tutta la produzione del cantautore, che tocca il suo apice con La domenica delle salme.

Nel 1991, a distanza di sette anni dal suo ultimo tour, Fabrizio tornò a calcare il palcoscenico con rinnovato successo, traendone l'LP dal vivo Fabrizio De André 1991 - Concerti.

Nel 1992, anno delle Colombiane, Genova festeggiò con un'esposizione e lavori per svariati miliardi i cinquecento anni della scoperta dell'America: De André venne invitato a partecipare e ad esibirsi con Bob Dylan, ma rifiutò il benché minimo coinvolgimento, ricordando anzi lo sterminio degli Indiani d'America.

Il 3 gennaio 1995, all'età di ottantatré anni, venne a mancare la madre Luisa, unica della famiglia a morire di vecchiaia.

Nel 1996 uscì Anime salve, scritto in collaborazione con Ivano Fossati, che ruota intorno al duplice tema delle minoranze isolate e della solitudine. Nello stesso anno pubblica presso Einaudi Un destino ridicolo, romanzo scritto a quattro mani con Alessandro Gennari.

Nel 1997 fu pubblicato Mi innamoravo di tutto, raccolta di vecchi brani scelti dall'autore, fra cui spiccano la versione originale di Bocca di rosa e La canzone di Marinella cantata in duetto con Mina.

Nell'estate del 1998 fu costretto a interrompere il tour seguito ad Anime salve. La tac, eseguita il 25 agosto, non lasciava speranze: tumore ai polmoni.

Appena pochi mesi dopo, alle ore 2.15 di notte dell'11 gennaio 1999, Fabrizio moriva presso l'Istituto Tumori di Milano, dov'era ricoverato, assistito sino all'ultimo momento dai suoi cari.

Una folla commossa, di oltre diecimila persone, ha seguito i suoi funerali, svoltisi il 13 gennaio nella Basilica di Carignano, a Genova. Su quel mare di umanità svettavano la bandiera del Genoa (la sua squadra del cuore) e quella anarchica (a testimonianza e ricordo del suo "credo" politico, o meglio del suo "modo d'essere").

Riposa al cimitero di Staglieno, nella cappella di famiglia.

IVAN GRAZIANI


Dopo aver firmato un contratto con la Numero Uno di Mogol e Lucio Battisti, incide l'album Ballata per quattro stagioni registrato nel 1976 agli studi di registrazione Il Mulino di Milano (in cui viene anche ripresa una canzone di La città che io vorrei, Il campo della fiera). Contraddistinto da ottimi testi e molto apprezzato dalla critica non riceve, però, il successo di pubblico che meriterebbe.

Segue nel 1977 il graffiante album intitolato I Lupi che contiene il singolo Lugano addio con cui finalmente si fa conoscere al grande pubblico.

Nel 1978 esce Pigro ottimo album, musicalmente più maturo, che contiene delle simpatiche e graffianti ballate come Pigro, Monna Lisa, Paolina, Gabriele D'Annunzio.
Ivan Graziani in concerto nel 1981; dietro di lui alla batteria Gilberto "Attila" Rossi

Nel 1979 è la volta di Agnese dolce Agnese contenente il brano Agnese, che riprende il tema del Rondò dalla Sonatina in Sol maggiore op. 36 n. 5 di Muzio Clementi e ottiene un grande successo insieme a Taglia la testa al gallo, Fuoco sulla collina , Dr.Jekyll & Mr. Hyde e Canzone per Susy.

Nel 1980 un altro grande successo con l'album Viaggi e intemperie, il brano Firenze (canzone triste) contenuto in questo album, è forse il suo più famoso. Spiccano anche Isabella sul treno, Dada, Radio Londra, Angelina e Tutto questo cosa c'entra con il Rock & Roll.

Sempre nel 1980 collabora con Ron e Goran Kuzminac; da questa collaborazione nasce un mini LP di quattro canzoni dal nome Q-Concert (con un brano nuovo, Canzone senza inganni, scritto dai tre e le reincisioni di tre canzoni del loro repertorio) e una riuscita tournèe.

Instancabile e prolifico; nel 1981 esce un altro ottimo lavoro Seni e Coseni, album che contrappone bene le due personalità del cantautore abruzzese; canzoni delicate come Signorina, Cleo, Pasqua, lasciano il posto sulla seconda facciata del disco a canzoni rock taglienti come Tigre, Digos Boogie, Oh mamma mia.

Dopo un live del 1982 Parla tu (in cui reincide l'omonima canzone del repertorio dell'Anonima Sound) nel 1983 viene pubblicato l'album Ivan Graziani apice del successo dell'artista. La canzone Il chitarrista scala le classifiche di vendita, ma anche brani come Signora bionda dei ciliegi e Navi ottengono grandi ascolti in radio.

Nel 1984 esce l'album Nove che, malgrado i buoni arrangiamenti, manca di personalità e non sarà molto apprezzato dal pubblico. I due brani che si evidenziano di più sono Limiti (Affari d'amore) e Minù Minù

Nel 1985 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con il brano Franca ti amo che non ha successo. Nel 1986 Graziani abbandona la Numero Uno subito dopo la pubblicazione di Piknic album anonimo e poco considerato.
Gli ultimi anni [modifica]

Ivan Graziani sembra ormai avere perso la vena creativa che lo aveva in precedenza così felicemente ispirato. Bisogna aspettare il 1989, anno in cui incide il grintoso Ivangarage, per tornare ad ascoltare brani di buona qualità. Ivangarage è un album "duro" con arrangiamenti semplici quanto efficaci, una sorta di ritorno alle sue origini musicali. Graziani torna a raccontare le classiche storie di provincia tanto care al suo stile ed esprime bene la sua carica artistica e le sue doti chitarristiche. Le canzoni che spiccano di più sono Prudenza mai, Noi non moriremo mai, Un uomo e Radici nel vento

Nel 1991 esce Cicli e Tricicli, che riscuote un certo successo di pubblico, contenendo una canzone considerata tra le migliori della produzione di Graziani: Kryptonite e un altro successo come Emily.

Torna a Sanremo nel 1994 con la canzone Maledette malelingue che riscuote un buon successo. L'album Malelingue è nuovamente un album di ottimo livello in cui l'artista sembra aver ritrovato la grinta e la creatività perdute.

Il 1º gennaio del 1997, all'età di 51 anni, Ivan Graziani muore nella sua casa di Novafeltria, dove aveva chiesto di tornare dall'ospedale per le festività natalizie, per un tumore al colon di cui soffriva fin dal marzo del 1995. Lascia la moglie Anna Maria Bischi e i due figli Tommaso e Filippo.

Per sempre Ivan, album postumo del 1999, contiene materiale da studio arrangiato e canzoni interpretate da Renato Zero, Antonello Venditti, Biagio Antonacci, Umberto Tozzi e Alex Baroni

Firenze-Lugano no stop, raccolta di successi, uscita nel 2004 che contiene oltre ai brani più conosciuti del cantautore, anche due inediti: "Giuliana" e "Il lupo e il bracconiere". Nello stesso anno esce anche un cd singolo contenente il brano inedito "Non credere".

RINO GAETANO


Nato a Crotone, in Calabria, Rino Gaetano si trasferisce a Roma all'età di dieci anni, per motivi legati al lavoro dei suoi genitori, e nella città capitolina vive per tutto il resto della sua vita, in Via Nomentana Nuova, nel quartiere di Monte Sacro, nei dintorni di piazza Sempione.

Dopo le prime esibizioni al Folkstudio, viene scoperto da Vincenzo Micocci, e il debutto discografico avviene nel 1973: con lo pseudonimo di Kammamuri's, pubblica per la It il 45 giri I Love You Marianna (sul lato B Jaqueline); prodotto da Antonello Venditti e Piero Montanari. I Love You Marianna potrebbe far pensare alla marijuana ma in realtà qui Rino, pur giocando sul doppio senso, si riferisce all'affetto che lo lega alla nonna Marianna, con la quale giocava da bambino. In quegli anni il cantante stringe una particolare amicizia con alcuni dei colleghi sotto contratto con la It di Vincenzo Micocci, ancora poco noti, quali i cantautori Francesco De Gregori, Lucio Dalla, l'attore Marco Messeri.

Nel 1974 pubblica il suo primo album, Ingresso libero, che non ottiene tuttavia particolari riscontri di vendita né di critica, pur mostrando già i segni dello stile estroso, provocatorio e innovativo che avrebbe caratterizzato tutta la sua carriera. Tra i brani presenti ci sono Ad esempio a me piace il sud, canzone già nota perché incisa l'anno precedente da Nicola Di Bari con un testo leggermente diverso, e I tuoi occhi sono pieni di sale.

Il successo arriva l'anno dopo con il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu.
Rino Gaetano durante una delle sue esibizioni

Nel 1978 Rino Gaetano partecipa al Festival di Sanremo con la canzone Gianna, piazzandosi al terzo posto, alle spalle dei Matia Bazar e di Anna Oxa. Inizialmente Rino Gaetano non vuole presentarsi al Festival, manifestazione nel cui spirito non si riconosce, ma viene poi in qualche modo convinto dalla sua casa discografica, la It. Decide allora di presentarsi col brano Nuntereggae più perché considera Gianna troppo commerciale e perché, a suo parere, si tratta quasi di una brutta copia di Berta filava. Poi però, poco tempo prima dell'inizio del Festival Rino decide di portare sul palco Gianna, un brano che, grazie anche al trampolino di Sanremo, ottiene un grande successo e rimane per numerose settimane al primo posto nella classifica dei 45 giri più venduti in Italia. Sul lato B di quel disco c'è il brano Visto che mi vuoi lasciare.

Artista estremamente poliedrico, nel 1981 recita nel Pinocchio di Carmelo Bene a Roma nel ruolo della volpe.

La carriera e la vita di Rino Gaetano si interrompono tragicamente il 2 giugno 1981 a soli trent'anni, in un incidente stradale che avviene a Roma, sulla via Nomentana, nei pressi del quartiere Trieste. Già pochi giorni prima della tragedia, Rino era stato coinvolto in un altro incidente automobilistico, dal quale era uscito miracolosamente illeso. La sua auto, una Volvo 343, è completamente distrutta e lui ne acquista subito un'altra uguale.

Il secondo incidente invece si rivela fatale: la vettura, una nuovissima Volvo 343 grigio metallizzato, finisce sulla corsia opposta e si schianta lungo via Nomentana (all'altezza dell'incrocio con via Carlo Fea) contro un camion, un Fiat 650D. Pur prontamente soccorso, in fin di vita, il cantante viene rifiutato da ben cinque ospedali[1][2], una circostanza sorprendentemente simile a quella narrata in uno dei suoi primi testi, "La Ballata di Renzo"[3][4], eseguita dal cantautore durante le sue prime esibizioni al Folkstudio. Muore per la gravità delle ferite riportate, per giunta a pochi giorni di distanza dalla data fissata per il suo matrimonio. Inizialmente viene sepolto nel piccolo cimitero di Mentana fino al 17 ottobre quando è trasferito al cimitero del Verano, dove la sua salma si trova tuttora.









La manifestazione Musicattiva nasce dalla volontà dell’ Associazione Culturale Laboratorio CreAttivo di recuperare e promuovere la memoria dei grandi cantautori scomparsi della musica italiana.

L’aspettativa dell’ Associazione è che la manifestazione possa ripetersi annualmente crescendo sempre di più, per celebrare di volta in volta un importante esponente del nostro panorama musicale, con discussioni sulla sua figura e l’ esibizione di band che ne coltivano l’ Arte e la memoria. L’ artista che per primo abbiamo deciso di omaggiare è il grande cantautore calabrese di origine e romano di adozione RINO GAETANO, nato il 29 ottobre del 1950 e prematuramente scomparso il 2 giugno 1981, autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati. Rino Gaetano ha cantato un’ Italia grottesca negli anni della tensione, e la cui denuncia sociale celata dietro l’ironia delle sue filastrocche resta ancora attualissimo.

Musicattiva avrà luogo nell’ Anfiteatro Comunale ed avrà inizio alle ore 20,30 con l’intervento dello studioso , ricercatore e musicista siciliano ANTONIO MAINENTI che illustrerà la nascita del cantautorato in Italia dal secondo dopoguerra agli anni ’70, anche con inserti musicali eseguiti accompagnandosi con la chitarra . A seguire la proiezione di materiale video sulla figura dell’ artista ed in conclusione ci sarà l’esibizione dell’ affermata cover-band irpino-romana “ ISEIOTTAVI ” che eseguirà dal vivo i brani più significativi del repertorio musicale di Rino Gaetano.

La manifestazione è patrocinata dal Comune di Montecorvino Rovella e dall’ Assessorato alla Cultura .